mercoledì 9 settembre 2009

Oakwood e la sua esperienza...

Oggi voglio postare una email che ho ricevuto un pò di giorni fa (ovvio con l'autorizzazione dell'autore, che per motivi di privacy preferisce rimanere anonimo). Prima che venissi qui in Canada, se avessi letto qualcosa del genere le mie opinioni a riguardo non sarebbero state "positive", oggi la penso in tutt'altra maniera e comprendo molte delle parole scritte nella email di seguito, questo per sottolineare che si tratta di un'esperienza vissuta e come tale, suggerisco di accettarla come un diverso punto di vista basato su decisioni e scelte puramente personali.

>>

Cara Simona,

leggendo la tua email mi pare di capire che, in effetti, abbiamo diverse cose in comune, pur avendo seguito strade un pò diverse.

Ho fatto anch’io la procedura da Skilled Worker, ma sono arrivato "addirittura" con un work permit sponsorizzato dalla compagnia che mi assunse all’epoca. Il mio primo lavoro, subito dopo la laurea (anzi, ricevetti l'offerta ancora prima), nel mio settore per giunta. Insomma una bella botta di sedere. Ritengo la mia esperienza in Canada abbastanza profonda, perché ho avuto modo di vivere in provincia prima, in una realtà Canadian al 99%, e di spostarmi a Toronto poi, avendo una visione relativamente esaustiva di quella che è la società canadese. Per farla breve: dalla vita piatta (secondo me) di una cittadina del sud Ontario, a quella eccitante (sempre secondo me) di Downtown Toronto, mantenendo nel frattempo sempre lo stesso lavoro in azienda. Il lavoro per me è stata la grande attrattiva per spostarmi in Canada, e almeno inizialmente ero molto soddisfatto della parte professionale. Meno soddisfacente era la vita sociale di provincia, basata sullo stare a casa, spalare la neve, amicizie alquanto limitate, disquisizioni con i colleghi su meteo/hockey/basements/loans e tristezza diffusa. Questa fu per lo meno l'opinione che mi feci sulla prima parte della mia esperienza canadese.

La seconda parte, questa volta a Toronto centro, fu invece molto diversa e decisamente positiva. Il lavoro non era più l'unica cosa della mia vita, mi feci subito un sacco di amici di ogni nazionalità, uscivo tutte le sere, mi impegnavo in attività culturali, eccetera. Incontrai una donna stupenda, che è ancora la mia compagna. Decisi addirittura di comprare un condo.

Tutto questo era fantastico, ma con il tempo cominciai a riflettere. Lo scorso anno fu per me decisivo e giunsi a conclusioni importanti.

Innanzitutto ebbi modo di ragionare sul mio "status" in Canada. Nonostante io avessi tutto quello che un immigrato possa chiedere a un paese ospitante, non mi sentivo minimamente parte della società canadese. Avevo creato il mio piccolo mondo a Toronto, vero, ma tutto secondo il mio stile di vita, che era poi anni luce lontano da quello dei 'canadesi' - spero tu non mi fraintenda con questo termine. I miei obiettivi erano di crescere professionalmente e caratterialmente, di conoscere persone e posti nuovi, di creare e mantenere forti rapporti sociali, di viaggiare, di leggere, ma anche di divertirmi, di rischiare, di vivere un po' alla giornata. I miei amici - persone a cui mi sono affezionato tantissimo - erano tutto fuorché canadesi: Europei, Asiatici, medio - orientali, e ovviamente diversi italiani "nuovi arrivati". Il mio stile di vita era italianissimo: dal mangiare, al modo di vestire, al mio carattere, alle mie abitudini. A me francamente dell'hockey non è mai importato granché, come neanche del basket e del baseball. Ho sempre amato parlare di attualità, politica, storia, geografia, scienza, cucina, piuttosto che di linee di credito, di macchine nuove, di maltempo e di ridipingere la facciata di casa.

Come vedi cara Simona, mi sentivo un pò in un mondo tutto mio. Un pò come se fossi un eterno espatriato. Il Canada è un paese bellissimo per questo genere di cose, puoi mantenere le tue identità ed essere rispettato o anche ammirato in certi casi. Però come capisci, mi sembrava una contraddizione restare in questa situazione per tutta la vita, in questa specie di limbo caratterizzato dal non condividere molto di questa societa'. Problema mio ovviamente.

Accanto a questa riflessione forse un pò complessa e del tutto personale subentrarono poi altri problemi di natura più pratica. Mi rendevo via via conto che il Canada sotto certi punti di vista è davvero poco sviluppato: la sanità è secondo me alquanto arretrata, molte infrastrutture - dalle TTC ai trasporti (magari non quelli di Toronto ma per es. a livello provinciale o inter-provinciale) non sono ai livelli di paesi occidentali, idem per quanto riguarda previdenza e altri aspetti sociali. Inoltre, per la prima volta capii cosa significa convivere 12 mesi di fila con il maltempo e quali effetti questo abbia sull'essere umano: l'inverno 2008 (inizio) fu uno dei più freddi e nevosi degli ultimi anni (ricordo ancora che il bilancio del comune di TO andò in rosso per via delle spese di rimozione neve), l'estate fu terribile (pioggia e temporali di continuo), e poi inverno di nuovo. Infine, il grosso problema: il lavoro. La mia ex-posizione, per quanto interessante e fondamentale per la mia carriera attuale, aveva raggiunto una saturazione. Lo stipendio era decente, ma non mi avrebbe mai fatto fare i salti di gioia, nè mantenere una famiglia a livelli accettabili, perché volevo vivere a Toronto e non nella campagna sperduta canadese. Facevo il pendolare con la macchina, situazione non ideale dal punto di vista pratico, economico ed ecologico. Durante l'intero 2008 cominciai quindi a guardarmi intorno, sia internamente alla mia ex compagnia sia esternamente. Mi resi conto - con mia somma sorpresa - che in realtà le opportunità in Canada erano molto limitate, almeno per noi ingegneri. Nonostante i miei anni di esperienza, un Master Degree, referenze Canadesi, esperienza Canadese, un profilo professionale/inter-personale che ritengo di tutto rispetto, e centinaia di CVs inviati arrivai alla conclusione che... non c'era posto migliore di dove stavo già. Che però come ti dicevo, non era un lavoro di lusso e dove tra l'altro scoprii che la mobilità interna non era delle più entusiasmanti. Ti capisco quando mi parli della tua frustrazione su lavoro, mi sentivo anch’io così. Credo anzi sia normale, quando qualcuno che ha studiato, si è sacrificato ed è professionalmente e umanamente valido - insomma qualcuno come noi - ha lasciato il proprio paese per andare così lontano.. per poi scoprire una realtà non in linea con le proprie aspettative. Aggiungo inoltre che in Canada l’aspetto lavorativo è molto importante, nel bene e nel male: senza un lavoro decente non sei nessuno e anzi non fai affatto una bella vita. Avere poche possibilità nel posto dove si è immigrati, nonostante educazione e qualifiche, è una cosa dura a mandar giù. Ne ho viste e sentite di cotte e di crude su questo tema, dalla faccenda della "Canadian Experience", ai titoli degli immigrati non riconosciuti, dagli Ingegneri pagati poco (discorso intrapreso molte volte con colleghi canadesi), alla scusa della crisi economica. Non so quale di questi elementi prevalga, secondo me il discorso è più semplice: in Canada molti settori sono ahimè già saturi, specie quelli che richiedono una certa professionalità. Per questo non è facilissimo trovare/cambiare lavoro nel proprio settore, tutto qua. Certo, ci sono ambiti sicuramente più dinamici, come quello finanziario o del marketing, ma in generale la mia opinione non cambia. Una cosa che ho notato - e sicuramente l'avrai fatto anche tu da buona osservatrice che sei - è che in Canada puoi fare un pò di soldi se sei un piccolo imprenditore di te stesso. Con il secondo lavoro, l'aziendina a casa, oppure mettendoti a fare il libero professionista. Cose che fanno un po' tutti in Canada, lo vedi o lo vedrai. Cose che però mi hanno sempre tenuto lontano, non voglio vivere per lavorare come fa il 99% delle persone lì. Se poi posso darti un consiglio, non sperare troppo di fare grandi amicizie a lavoro, specie se i tuoi colleghi sono tutti cinesi. Per carità, io con molti di loro andavo d'accordo, specie con gli Hongkongesi, ma può richiedere molto tempo e pazienza e in ogni caso risulta difficile se fanno comunella. Anche io a lavoro non legai mai più di tanto, e stavo in una compagnia di 1000 persone.

Arrivando alla fine di questa storia... a luglio dello scorso anno, mentre ero deluso per la stasi lavorativa e mentre iniziavano i primi accenni di crisi anche in Canada, misi il mio CV su monster, per la prima volta nella mia vita. Beh da quel momento iniziai a ricevere decine di offerte da compagnie Europee (UK e Germania soprattutto), qualcuna addirittura dagli EAU. Alla fine del mese avevo in mano una offerta da parte di una grande compagnia Europea, tra l'altro cliente della compagnia canadese dove lavoravo. Capii che la mia esperienza canadese si stava per concludere ed era tempo di aprire nuove porte.

Decisi di lasciare il Canada per tornare in Europa. Sicuramente la parte emotiva ha giocato un ruolo importante, a me l'Europa mancava - e con essa anche l'Italia, anche se non sono tornato in patria. Ma si è trattato di una questione soprattutto razionale, legata alle opportunità, alla qualità della vita, ai benefits e nel mio caso anche dei salari che l'Europa di oggi può offrire. Insomma, tutto relativamente semplice e lineare. Certo, alcune cose del Canada mi mancano: gli amici (che però, in quanto tali, resteranno), lo stile di vita "urbano" di Toronto, la bella casa. Tutte cose importanti, per carità, ma legate per lo più al lato nostalgico che c'è in me e che come capisci ho dovuto sacrificare per ottenere altro, anche in prospettiva di una famiglia che un giorno vorrò formare qui in Europa e non in Canada. A tutt’oggi, sono sempre più convinto della bontà di questa mia scelta. Sono felice, il posto in cui mi trovo mi piace davvero, e' proprio così come sembra. Penso che difficilmente mi sposterò di nuovo, a meno di eventi imprevisti.