sabato 29 gennaio 2011

Da Palermo con un biglietto di sola andata


Alessandro compie in questi giorni un anno dal suo landing come immigrato, ecco le sue riflessioni a distanza di mesi dall'arrivo in Canada...

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Un anno fa ho lasciato l’Italia (Sicilia Bedda
).
Non sono partito per cercare lavoro; sono venuto a trovare giustizia e, quindi, liberta’. Conoscevo Toronto da turista e da lettore. Conosco l’Italia per averci vissuto e, soprattutto, lavorato per tanti anni. Certe cose si possono tollerare da soli, forse. Ma se si hanno figli non si puo’. E noi siamo venuti qua. E non mi dilunghero’ ulteriormente su cio’ che abbiamo lasciato, compreso il dolore di stare lontano da genitori, sorelle, parenti, amici (The Guess Who "No Time"
).
Quando ci fa un cambiamento cosi’, ci si “accolla” di avere per sempre il cuore a pezzi. Si sogna, si costruisce, ci si realizza e si e’ felici; c’e’ di fondo un rumore latente che solo la bellezza di questo posto (intesa onnicomprensivamente) puo’ soffocare (Appocundria
).

E’ passato un anno, ma , come tutti i viaggi interdimensionali, mi sento qui da secoli.

Gia’ da prima di arrivare mi sono sentito voluto bene e coccolato dal Canada, allegro e propositivo (Hedley - Cha-Ching
).
All’aeroporto c’e’ la scritta Welcome grande grande e io mi sono sentito veramente benvenuto. Sorridevano tutti, persino le valigie e la borsa piena di libri, depliants e pubblicazioni di cui mi hanno fatto omaggio.
I primi giorni li ho passati ad andare in giro per Toronto. Nella prima settimana avevo gia’ tutti i documenti tranne la carta sanitaria (arrivata l’89mo giorno); mi ero persino iscritto all’elenco dei residenti all’estero, cancellando immediatamente la mia residenza italiana.
Ho visitato i tanti Newcomer centre che, a spese del governo, forniscono assistenza ai nuovi venuti: corsi ed esami di lingua, informazioni sui doveri burocratici, job search workshop. Ero un teenager, senza patente, senza credit history, senza casa, senza lavoro; ma non mi sono mai sentito abbandonato. Anzi, mi sono sentito subito parte di questa nazione. Guardavo le olimpiadi di Vancouver e gioivo per le vittorie canadesi. Mi sono commosso ascoltando l’inno durante la cerimonia di chiusura di Vancouver 2010 (National Anthem of Canada after winning the gold medal during olympic game
). Abitavo finalmente a Toronto, una delle 10 citta’ piu’ vivibili del pianeta.
Trovare lavoro e’ stato complicato per me, piu’ di quanto pensassi. Tante volte mi sono sentito dire overqualified: il curriculum (resume come si dice qua) deve essere adattato alla posizione per la quale ci si candida. Non basta vomitare su carta tutti i titoli acquisiti negli anni. Si devono sintetizzare in 2 pagine titoli utili, competenze legate al lavoro; ed aggiungere una cover letter. Il linguaggio è diverso, così come gli aggettivi da usare. Comunque l'impatto è lenito dai Centri per gli immigrati: il governo ti fornisce tanti strumenti ed informazioni, persino troppi. Gli immigrati, gli anziani ed I bambini sono le categorie considerate più deboli In Canada. Alcuni di quegli strumenti sono utili: le lezioni di inglese gratuite, il riconoscimento dei titoli di studio, I progetti di transizione che consentono di fare praticantato pagato in Ufffici o compagnie ospitanti (Career Bridge). Altri troppo enfatici, come I job search workshop, che ti insegnano come mettere le mani e come parlare durante I colloqui di lavoro.Altri completamente inutili, come la preparazione del portfolio, chhe non mi è mai stato chiesto nei colloqui, ma che, ripensandoci, mi ha fatto ricordare chi sono e cosa ho fatto quando ero maggiorenne e lavoratore.
Nel frattempo ho cercato e trovato la casa, accolto con gioia il container con le nostre cose italiane, comprato il letto ai pupi.
Poi mi hanno raggiunto Claudia e I bambini (Tim Hortons Coffee Commercial - Welcome Home.
).
Lorenzo si è inserito subito, andando a scuola dopo 2 settimane dal suo arrivo; ha imparato subito a parlare inglese. Nei mesi da disoccupato ho capito meglio dove fossi, sono stato tanto tempo con I bambini, dato che Claudia ha cominciato a lavorare quasi subito. E' stato bello girare con I pupi in bici, frequentare I parchi e le biblioteche (unico papà tra tante mamme).

Questo e' il posto dove dovevo nascere e crescere con i valori che mi hanno insegnato a scuola e a casa.